Caterina: la cucina è rispetto e solidarietà
Barese d’origine, ma bolognese d’adozione Caterina è molto attiva nel sociale e ama aiutare gli altri, specie i più bisognosi. Da qualche anno ha coronato il sogno di trasformare la sua passione per la cucina in un vero e proprio lavoro.
“Sto preparando gli arancini per un’amica lettone che aspetta un bimbo e che domani parte. Aveva voglia di arancini e io mi diverto quando qualche amica o amico mi chiede di preparargli qualcosa di speciale. È un modo anche questo di aiutare gli altri”, racconta Caterina
Sono stata operatrice socio-sanitaria per 34 anni, ma il mio primo lavoro è stato quando avevo 16 anni in una panetteria a Bari. Lì ho scoperto la differenza tra le varie farine, la semola, e imparato a impastare le pizze e le focacce. Ricordo con molto piacere quel periodo, perché ero ragazzina, e non mi pesava svegliarmi alle 4 del mattino perché doveva essere tutto pronto alle 8 quando arrivavano i clienti.
A cucinare ho imparato grazie a mia madre e mia nonna.
Ricordo che dovevamo dare una mano in cucina e come da tradizione pugliese si cucinava la tiella di riso con patate e cozze, un piatto tipico che prevede una preparazione abbastanza lunga. Ce ne sono tante versioni ma la mia famiglia, originaria della città vecchia, aveva una ricetta segreta che non avevano confessato nemmeno a me. Poi, da grande, ho fatto un video a mia madre mentre la cucinava e così ho carpito ogni suo segreto...
Un altro particolare che ricordo di quei periodi in cucina con mia madre e la nonna era l’estrema pulizia e l’ordine: non potevamo entrare in cucina se non avevamo i capelli raccolti o le mani pulite. Ecco, posso dire che i primi rudimenti di HACCP li ho imparati proprio lì…
Mi piacciono i bambini (ho 5 nipoti) e mi piacciono i nonnini, avendo sempre lavorato con gli anziani. Per alcuni anni ho fatto la cuoca all’Antoniano e mi occupo di volontariato all’Ospedale Rizzoli di Bologna
Non ho un ingrediente speciale o preferito, ma cerco di valorizzare tutto quello che mi capita sotto mano.
Mi piace molto usare le spezie: curcuma e zenzero per esempio che abbino alle carni bianche inventando delle salse. Ho un orticello, se ne occupa mio marito, e oltre agli ortaggi abbiamo anche erbe aromatiche come salvia, rosmarino e basilico che uso tantissimo nei piatti freddi
Il mio piatto dell’estate è la crudaiola barese: veloce, versatile e comoda anche per un pranzo all’aria aperta. Cuocio la pasta e la condisco con pomodoro a dadini, olio, sale, basilico (spezzato con le mani e mai al coltello perché altrimenti si ossida), e la marzolina che è una ricotta tipicamente barese, qua a Bologna non si trova e così me la faccio mandare dalla Puglia. Me la spedisce mia figlia che vive a Bari e ha una gastronomia e che ogni tanto mi manda “il pacco da giù”…
Ho due figli meravigliosi e me ne prendo il merito - sorride - se hai seminato un buon albero i frutti sono buoni!
Un altro piatto che caratterizza la mia cucina estiva è l’insalata di riso svuotafrigo.
La chiamo così perché condisco il riso con gli ingredienti che di volta in volta ho a disposizione in frigorifero, o semplicemente li cambio in base ai gusti. Per esempio uso verdure crude tritate sottili, il mais, il tonno, e così via. A me piace tutto e anche a mio marito che mi fa da assaggiatore e mi permette di sperimentare. Ha un unico difetto, se così si può dire: non vuole andare a pranzo o a cena fuori perché è abituato ai sapori naturali e casalinghi.
In cucina ho imparato il rispetto.
Oggi faccio la cuoca in una casa di riposo per anziani. Dopo aver lavorato tanti anni come operatrice sociosanitaria, sette anni fa mi sono diplomata cuoca e oggi cucino per loro. Cosa che mi dà molta soddisfazione.
E anche se cucino piatti semplicissimi e ripetitivi come il semolino, la pastina in brodo, il purè di patate, il passato di verdure o di legumi cerco di impegnarmi al massimo perché i sapori devi sempre saperli misurare anche nelle cose semplici.
Certo, mi sono sbizzarrita di più quando lavoravo in una caserma di vigili del fuoco – sorride – ma questa è un’altra storia…