I cudduraci calabresi, con Elodia
Le celebrazioni pasquali italiane sono quanto mai variegate e ricche di tradizioni, di feste e di usanze, diverse da regione a regione, da città a città.
Oggi, per la rubrica "L'angolo degli autori", andiamo ad esplorare insieme alla nostra autrice Elodia uno dei dolci di Pasqua più rappresentativi della cucina calabrese: i cudduraci.
Domanda: Raccontaci un po' dell'origine di questo dolce calabrese, condividendo magari qualche aneddoto o leggenda ad esso legato.
Risposta: I “cudduraci” o “cuddhuraci” sono dei dolci pasquali, tipici del reggino, realizzati con pasta frolla e uova sode. Difficile avere delle notizie certe sulle origini, ma probabilmente si tratta dell’evoluzione di un pane da viaggio salato, e potrebbe richiamare una tradizione ebraica adattata alle usanze cristiane, relativa alla fuga dall’Egitto. Un'usanza ormai scomparsa voleva che le fidanzate (“zite)“, preparassero questi dolci per i loro innamorati: più ricco era il cuddurace, più l’amore provato era considerato grande! Oggi sono anche preparati per essere regalati ad amici e parenti oltre ad essere protagonisti delle scampagnate di Pasquetta (in dialetto reggino “Pasquni”).
Domanda: Qual è la ricetta tradizionale? Gli ingredienti usati hanno un qualche significato simbolico?
Risposta: I cudduraci sono presenti nell’elenco PAT (Prodotti Agroalimentari Tradizionali) della regione Calabria e la ricetta classica è fatta con ingredienti molto semplici tra cui farina 00, uova, zucchero e strutto. L’utilizzo delle uova sode nella composizione del dolce rappresenta rinascita e abbondanza, elementi strettamente legati al significato della Pasqua e della primavera.
Domanda: Perché sei così legata a questo dolce e ce ne hai voluto parlare? Che bei ricordi associ?
Risposta: Sono molto legata a questo dolce perché essendo un prodotto semplice da realizzare mi è stato possibile sin da piccola aiutare mia mamma a prepararlo. Era sempre divertente creare delle nuove forme e “incastonare” le preziose uova sode! I cudduraci erano personalizzati, ognuno chiedeva una forma diversa (cestino, cuore, bambolina…) e più il numero delle uova sode inserite era alto più ci si sentiva importanti!!! E poi, si aveva una gran fretta di finire il proprio biscotto perché alla fine si mangiavano le uova sode che, una volta infornate, assumono una consistenza e un sapore speciali!
Domanda: La tua cucina è sempre molto creativa ed innovativa. Hai modificato la ricetta tradizionale in qualche modo oppure ti sei attenuta alla tradizione?
Risposta: Quando preparo le ricette della tradizione cerco sempre di attenermi all’elenco degli ingredienti previsti. Tuttavia ogni famiglia ha sempre la sua piccola variante! Inoltre, nel corso del tempo, ho dovuto adattare il mio modo di cucinare a specifiche esigenze alimentari. Nel caso specifico dei cudduraci, la mia ricetta di famiglia prevede una farina tagliata (metà 00 e metà semola di grano duro). Successivamente, ho anche elaborato la mia versione personale con farina di farro e l’aggiunta di una piccola parte di farina di mais per richiamare la consistenza della semola e ottenere un biscotto più corposo e rustico. Nell’introduzione alla mia ricetta su Cookpad, si possono trovare le dosi di farina di farro e mais da sostituire a quelle della farina di grano. Inoltre, potete seguire la video-ricetta che ho fatto in diretta sul profilo IG di Cookpad.
E voi? Che dolci della tradizione preparerete per Pasqua? Condividete le vostre ricette su Cookpad, utilizzando l'hashtag #pasquaintavola, fino all'11 aprile. Vi aspettiamo!
Testo e ricette: Elodia
Coordinamento editoriale: Flavia Giordano