“Il bello della cucina è che i propri errori si possono rimediare”, dice Lucia Tolfo, cuoca domestica vicentina che vive a Venezia con il marito, due figli, tre gatti e due cani.

Mi piace cucinare, ma mi piace di più cucinare per gli altri.

Lucia conosce Simone durante una vacanza in montagna ed è subito amore. “Se fosse un piatto, mio marito sarebbe certamente un calzone ripieno. Di primo acchito non sai cosa contiene, per scoprirlo lo devi aprire pian piano. Leonardo, mio figlio piccolo che ha 19 anni, è un risotto cremoso: per gustarlo bene lo devi far raffreddare un po’ e gustarlo un boccone alla volta. Il più grande, Riccardo, che di anni ne ha 23, è un piatto di pasta al ragù: semplice, buono e genuino”.

Lei e Simone si dividono i fornelli: lui cucina pesce e mi ha insegnato a mangiare specie che non conoscevo o che non amavo. Da quando siamo insieme, mangio le cozze, le vongole, il granchio. Anche se ancora oggi a certi tipi di pesce proprio non riesco nemmeno ad avvicinarmi. Le mesenette, per esempio, un granchietto piccolo tipico delle nostre parti, con il guscio così duro che sbattendo l’un con l’altro fanno un rumore come se fossero delle piccole macine. Da qui il nome “mesenette”, che in dialetto veneto sarebbe “macinette”. ‌‌

Mi sono sposata a 21 anni e da allora ho iniziato a cucinare.

La mamma le ha insegnato a cucinare perché “quando ti sposi devi saper fare”, diceva. E così arriva al matrimonio con un repertorio di ricette classiche di base: il brodo, il ragù e la pasta fresca. “E la besciamella  - aggiunge Lucia - per fare quello che in Veneto chiamiamo pasticcio, ossia le lasagne”. Dopo il matrimonio, inizia a cucinare tutti i giorni e quando non sa fare qualcosa prende il telefono e chiede aiuto alla mamma. “Pian, piano, grazie ai suoi consigli e a quelli di mia suocera ci ho preso la mano.

La prima volta che ho fatto la marmellata, ho quasi bruciato tutto.

In giardino avevamo un bellissimo albero carico di prugne – racconta Lucia – così, ho chiamato mia mamma e le ho chiesto come fare per preparare la marmellata. Lei mi spiega nel dettaglio e si raccomanda di non abbandonare mai la pentola sul fuoco e di continuare a mescolare sempre. Lì per lì le diedi retta, ma poi mi persi in chiacchiere con la vicina di casa e a un certo punto sentii un forte odore di bruciato. Corsa in cucina, trovai la marmellata completamente bruciata e appicciata alla pentola. Pensai di dover buttare tutto, pentola compresa. Chiamai la mamma, che invece mi tranquillizzò e mi consigliò di mettere acqua nella pentola e aspettare. Ci vollero 20 giorni prima che la marmellata bruciata si staccasse dal fondo. Quella pentola ce l’ho ancora e ogni volta che la uso, ripenso alla marmellata di prugne.

Cucinare diventa una passione, solo qualche tempo dopo.

Per motivi di salute, Lucia si trova con la necessità di cucinare in maniera diversa da come aveva sempre fatto, senza però rinunciare al gusto. Questa sfida la stimola a usare la creatività e così comincia anche a postare i suoi piatti sui social per condividerli con altre persone con le sue stesse esigenze alimentari. Un’altra molla per sprigionare la sua vena creativa è stata poi un’intolleranza alimentare del figlio che la spinge ad avvicinarsi alla cucina e agli ingredienti gluten free, un universo completamente nuovo e tutto da scoprire. E Lucia non si scoraggia, del resto il suo motto – in cucina e nella vita – è “crederci sempre, non mollare mai”. “La prima volta che ho fatto il pane con farina senza glutine, per arrivare a una pagnotta degna di questo nome, l’ho dovuta rifare per ben 7 volte. Ma alla fine ce l’ho fatta.

La prima ricetta che ho postato su Cookpad erano dei muffin al cioccolato che avevo preparato per la squadra di rugby di mio figlio per Natale, ne avevo fatti 70!‌‌

La timidezza che ogni tanto tenta di uscire.

Lucia per un certo periodo lavora come animatrice per bambini, le piace tantissimo, soprattutto questo lavoro le permette di superare l’innata timidezza e diventare più spigliata . “Ma la timidezza c’è ancora – dice – e ogni tanto tenta di uscire”. La creatività che Lucia esprimeva nel suo lavoro di animatrice ora la impiega in cucina, ed è da lei stessa che arrivano le ispirazioni per inventare piatti nuovi o personalizzare spunti di altri.

Oggi Lucia lavora per una società che si occupa di ricerche di mercato, e in funzione dei turni di lavoro organizza anche la spesa e la cucina. “A pranzo siamo io e i ragazzi perché mio marito mangia fuori, però abbiamo tutti orari diversi per cui, considerando il tempo per le preparazioni e poi per rimettere tutto a posto, la mia cucina apre alle 11 e chiude alle 15 – come un ristorante”.

È la cena il momento in cui tutta la famiglia si riunisce.

In fatto di risotti, mi reputo un’esperta. Ecco i miei consigli infallibili.

Il risotto è il mio piatto forte! Da quando mi sono sposata – 25 anni fa – lo cucino una volta a settimana tutte le settimane, per cui ne ho fatti molti più di un migliaio.

Adoro i risotti, mi piace farli in tutte le versioni. All’inizio facevo quelli classici, per esempio al ragù o con le zucchine, ora mi sbizzarrisco e li faccio in tutte le versioni. Quel che ho imparato con anni e anni e anni di risotti è che la cosa fondamentale è prima di tutto tostare il riso perché permette al chicco di mantenere la sua compattezza durante la cottura. Invece, il consiglio personale che dò è di aggiungere sempre un goccino di vino. Bianco o rosso a seconda della ricetta.

Una settimana in cucina.

Oltre al risotto, nella mia routine settimanale non mancano mai gli spaghetti con il tonno – sono i preferiti da mio figlio piccolo – e le penne al ragù. Ragù che faccio in abbondanza la domenica, poi porziono e lo metto in congelatore. Solitamente a pranzo mangiamo pasta, mentre a cena verdure, carne o legumi.

I miei figli, anche se sono grandi, non amano molto le verdure e allora adotto le stesse strategie di quando erano piccoli per fargliele mangiare, le “nascondo” nelle polpette o nei polpettoni.

Il sabato sera si mangia la pizza (non fatta da me, precisa Lucia, ci ho provato e ci provo tutt’ora ma sui lievitati mi devo ancora esercitare… faccio le piadine, il pane arabo e la focaccia, ma la pizza è ancora da perfezionare. Però non mollo!

Le sfide della domenica

La domenica, ho certamente più tempo per cucinare e allora faccio la pasta fresca. Tagliatelle o tortellini. Ci prendiamo più tempo anche per il pasto e mangiamo l’antipasto (di solito preparo una torta salata con verdure e formaggio oppure le roselline), e di secondo un arrosto di pollo con patate, oppure una trota o il salmone al forno. Poi di domenica non mancano mai i dolci.

E a proposito di dolci, scatta la competizione in famiglia. Lucia, la mamma e le sorelle (Valentina e Sabrina) si sfidano a colpi di dolci e torte. La domenica, preparano ognuna una versione di dessert e una giuria bendata composta dagli altri membri della famiglia ha il compito di giudicare ogni dolce e stabilire il vincitore. La prendono così seriamente che Lucia nel preparare il suo dolce per la gara lo tiene nascosto al marito e ai figli in modo da non condizionarne il verdetto.

Cucinare mi fa stare bene

Per Lucia, le doti principali che deve avere una cuoca domestica sono fantasia e improvvisazione culinaria: bisogna saper inventare qualcosa di buono con poco, spesso con quel che si trova dentro il frigorifero perché magari non c’è stato il tempo per andare a fare la spesa.

Vorrei essere più sicura di me stessa quando prendo decisioni in cucina; mi rendo conto di avere bisogno ancora di conferme, e i miei familiari in questo sono le mie “cavie”: il loro parere mi aiuta. La mia insicurezza un po’ mi frena, vorrei osare di più. Ma la cucina è un’ottima metafora di vita, e imparare sicurezza ai fornelli mi aiuta anche a infonderla ovunque.

Sto provando a insegnare a cucinare ai miei figli, e qualcosa hanno imparato. Certo, se trovano pronto in tavola, è meglio! Però mi hanno già detto che vorranno il mio ricettario.

Lucia ha l’abitudine di scrivere le ricette in un piccolo quadernino – dovrei rimetterlo a posto, è pieno di appunti – dice – Le prime ricette appuntante, la prima è quella del pan di spagna – sono le ricette della mamma, di quando le chiedeva consiglio. Le altre, sono tutte mie.

Quando cucino sono felicissima, rilassata. E se sono nervosa, mi metto a cucinare e mi passa tutto.

In cucina bisogna sempre guardare al lato positivo di ogni cosa, non c’è niente di irrimediabile e si può sempre migliorare. Si prova e si riprova fino a che arriva la versione giusta. E quando arriva, la soddisfazione è pura gioia. ‌