Vive nel Monferrato ma la sua cucina è un crocevia di varie influenze, Roberta è appassionata di autoproduzione, sogna di aprire una gastronomia e nel frattempo, tra un vasetto e l’altro, cura l’orto che dà prodotti deliziosi grazie all’aiuto speciale del cavallo Orlando.
La mia cucina è un po’ un caos, subisce tante influenze – racconta Roberta - Io sono piemontese ma la famiglia di mio madre è di origine sarda per cui a casa mia si cucinano l’agnello e i gnocchetti e non mancano mai formaggi pecorini. Dalla bisnonna emiliana abbiamo acquisito le lasagne e i cappelletti, e si sente anche una certa influenza romana, nei dolci come i maritozzi.
Di solito dedico alla cucina almeno due o tre ore tutti i giorni, nella mia settimana non ho una routine che si ripete, ma cerco di variare più possibile. A me piace fare la pasta, le tagliatelle al ragù per esempio o con le verdure. Ultimamente mi sto avvicinando alla cucina vegetariana, una scelta etica che mi trova sempre più convinta. Il piatto preferito da mio marito Pierluigi è la panissa, quindi almeno una volta ogni dieci giorni la preparo. Lavinia, mia figlia, mangerebbe solo pizza per cui devo essere molto creativa per sedurla con altri piatti.
Coltivare l'orto è un po' come coltivare se stessi
Lavinia va a cavallo da quando è nata, abitiamo in campagna e così qualche tempo fa abbiamo adottato Orlando, un cavallo anziano che oggi fa parte della nostra famiglia ed è un aiuto fondamentale per il mio orto: il letame di Orlando è l’unico additivo che uso per i miei ortaggi completamente biologici. dall’insalata ai peperoni e le melanzane, e poi le zucchine - chiare, striate, tonde - le cipolle; pianto di tutto, poi raccolgo e conservo.
Sono fissata con l'autoproduzione. Le provviste mi regalano velocità in cucina e la soddisfazione di portare avanti una tradizione di famiglia, un mondo antico.
Peperoni ripieni con acciughe e capperi, conserva di pomodoro normale, con aglio, piccante e con i pivrunin (i peperoncini), ma anche marmellate di pesche, mele, pere, cipolle, di pomodorini gialli e vari tipi di verdure in carpione. Nella sua dispensa ci sono più di 600 vasetti con prelibatezze di ogni tipo. Faccio anche liquori fatti in casa, faccio le pesche sciroppate, il liquore alla lavanda e il limoncello, la grappa aromatizzata con le piante aromatiche che coltivo, come la melissa, la salvia ananas o la menta. Ci sono nata in mezzo e quando cresci in una famiglia che ha sempre fatto autoproduzione e conserve ti viene spontaneo farlo e cercare sempre cose nuove. È un grande esercizio di creatività e di studio: prima di sperimentare una nuova produzione mi informo
Con un vasetto si può fermare il tempo
Al momento di aprire un vasetto sono sempre un pochino preoccupata e controllo che i vasetti siano perfettamente conservati. E quando è così, la soddisfazione è massima. L’idea di consumare qualcosa che hai fatto con le tue mani, qualcosa che ha fermato il tempo, è davvero indescrivibile. Quando regalo i miei vasetti agli amici (specialmente i peperoni ripieni), mi mandano messaggi di ringraziamento quando li assaggiano e ciò mi scalda il cuore.
La cosa più importante quando si fanno le conserve è l’igiene. La pulizia in cucina deve essere quasi chirurgica e bisogna sterilizzare accuratamente i vasetti.
Credo che la dote più grande che debba avere chi cucina tutti i giorni sia quella di saper far risaltare anche un piatto semplice. Ottenere un ottimo risultato con quel poco che c’è senza per forza ricorrere a ingredienti costosi. Un esempio? Un piatto di pasta con due pomodori e un filo di olio, se le materie prime sono buone, non c’è niente di meglio. L’ingrediente di cui non posso fare a meno? È il lievito. E il mio strumento imprescindibile è la planetaria, per me: il miglior acquisto della vita.
Se fossi un piatto io sarei un cous cous verdure perché così come i chicchi di cous cous restano separati tra loro, anche io accompagno ma non mi unisco, non amo essere al centro dell’attenzione, non mi amalgamo e non mi omologo.
In cucina ho imparato il valore dell’attesa
Quando impasti, per esempio, non vedi la lievitazione e devi saper aspettare. Anche nella vita a volte fai scelte che sul momento non ti sembrano giuste ma poi, sapendo aspettare, arrivano le conferme. Prendi ad esempio lo zafferano che ho nell’orto: l’ho piantato nel mese di agosto, e poi non succedeva nulla; finalmente dopo qualche settimana sono spuntate le prime foglioline, ma ancora nulla. Poi, quando avevo perso le speranze, ecco che a fine ottobre è finalmente sbocciato il fiore. Quando ho visto quel fiore sbocciare l’ho preso come un segno di rinascita.
Il mio sogno è di aprire una piccola gastronomia dove offrire piatti pronti semplici e genuini che i clienti debbano solo scaldare e mangiare. Lasagne, arrosti, crespelle, insalata russa….